Negli anni, migliaia tra palazzi storici ed edifici residenziali in Italia sono stati “salvati” dall’umidità di risalita grazie alla tecnologia a neutralizzazione di carica CNT. A 13 anni dal brevetto e in occasione del recente Salone del Restauro di Firenze, lo scorso 9 maggio l’Ingegner Michele Rossetto, ideatore della tecnologia CNT e fondatore del Gruppo Leonardo Solutions/Domodry, ha ricevuto il Premio Palazzo Spinelli per la categoria “Ricerca e Sviluppo di nuove tecnologie applicate ai beni culturali”. Il riconoscimento è stato consegnato in una cerimonia dal professor Rocco Furferi, docente del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze.

Nel ritirare il premio, l’ingegner Rossetto ha voluto dedicare questo importante riconoscimento a tutti i ricercatori e docenti universitari del progetto di ricerca CNT-APPs, che fin dall’inizio e all’indomani delle prime installazioni, si sono dedicati alla verifica della reale efficacia del metodo, con rigorosa applicazione del metodo scientifico.

Ingegner Rossetto, cosa rappresenta questo premio?

«Il premio rappresenta una vittoria e un risultato concreto per tutto il gruppo Leonardo Solutions/Domodry e per chi insieme a noi sta aiutando a diffondere la conoscenza della tecnologia. Un traguardo da condividere e di cui essere fieri. Soprattutto l’evidenza del fatto che viene premiata la serietà con cui da sempre ci siamo approcciati al mercato dell’edilizia, proponendo una soluzione testata e che si basa su certezze scientifiche».

Cosa intende con questa affermazione?

«L’umidità di risalita capillare è una delle patologie più insidiose fra quelle che affliggono il nostro patrimonio costruito. Si stima che la metà dei nostri luoghi chiusi – case, uffici, scuole – sia afflitto da questo problema. Questo fenomeno è dannoso per l’edificio perché è dimostrato che incide in modo significativo sia sulle caratteristiche strutturali di un immobile (banalmente, la capacità di resistenza, specie in zona sismica) che sulle sue prestazioni energetiche. Ma soprattutto l’umidità di risalita crea pesanti danni per la salute umana, perché è all’origine dello sviluppo di muffe e spore che si disperdono nell’aria e nell’ambiente. Parliamo di interazioni che vanno dal semplice abbassamento del comfort indoor fino a patologie di tipo respiratorio, anche molto gravi e con conseguenze pesanti. In anni di test sul campo, attualmente l’unica tecnologia che ha dato una risposta definitiva al problema è la nostra CNT (Charge Neutralization Technology, ovvero tecnologia a neutralizzazione di carica).  Prima non esisteva nessuna soluzione definitiva. Questa ad oggi è l’unica strada, perché così dice la scienza. Eppure, basta ascoltare la radio o la tv e sentiamo proliferare annunci di prodotti meravigliosi che fanno miracoli».

Il potere del marketing o la disinformazione delle persone?

«Di fronte a un problema annoso e difficile da sconfiggere, l’utente è portato a tentare tutte le strade. A volte per disperazione. Tuttavia, occorrerebbe maggiore coscienza critica e magari un maggiore controllo anche da parte di chi regola il mercato. Penso in primis agli ordini professionali o alle associazioni di categoria. Viviamo in un tempo in cui la scienza si trova sempre più spesso a doversi quasi giustificare contro l’anti-scienza. Il terrapiattismo regna sovrano e ci troviamo di fronte a un proliferare di racconti improbabili. C’è chi addirittura si è inventato la professione di “umidologo” da puro autodidatta, senza nemmeno avere un titolo di studio adeguato, come ingegnere, architetto o geometra, che dovrebbe essere il “minimo sindacale” per trattare con cognizione di causa la tematica dell’umidità in ambito edilizio. Al contrario, per individuare le soluzioni ai problemi una strada c’è sempre ed è quella della conoscenza e della consapevolezza. Basterebbe partire dall’esperienza della fisica quotidiana, quella con cui ci confrontiamo tutti i giorni, anche senza averne studiato i principi sui banchi di scuola, per comprendere che alcune soluzioni proposte non hanno né arte né parte. Inoltre, il consumatore dovrebbe sempre chiedere la comprova dei risultati. Chi li ha davvero – e non solo a parole – non ha paura di nasconderli».

Il Gruppo Leonardo Solutions/Domodry, proprio a partire da questa affermazione, ha scelto una strada precisa per promuovere la propria tecnologia. Ci racconta come è nato il gruppo di ricerca?

«Fin dall’inizio, abbiamo pensato che non bastasse aver trovato una soluzione testata nei nostri laboratori. Occorreva sottoporla alle prove sul campo e soprattutto portarla all’esame di chi ha titolo per giudicare. Per questo, siamo diventati partner industriali di un gruppo di ricerca inter-universitario cui partecipano sei atenei italiani (Politecnico di Torino, Università Federico II di Napoli, Atenei di Ferrara, di Padova, del Salento e della Basilicata) oltre al Politecnico di Madrid e di Valencia. Il gruppo ha condotto esami di dettaglio su una banca dati di oltre 4mila installazioni nell’arco di 10 anni in tutta Italia. Parliamo del Progetto CNT-Apps. Grazie al lavoro dei docenti e ricercatori universitari, sulla nostra tecnologia sono stati sviluppati anche specifici dottorati di ricerca, e oggi ai nostri clienti possiamo dire con certezza che la risoluzione del problema è garantita in qualsiasi condizione. In nessun caso la tecnologia ha fallito. Abbiamo sempre risolto il problema».

Cosa accade – volendolo spiegare nel dettaglio – a una muratura afflitta da umidità di risalita?

«L’acqua – unitamente ai sali in essa contenuti – occupa i sistemi porosi del materiale di cui è composto il muro e, migrando verso le superfici delle pareti, tende a evaporare. I sali rimangono depositati nelle murature e aumentano di volume per effetto dell’evaporazione dell’acqua stessa, si accumulano sempre di più fino a quando non esercitano forze di espulsione, perché hanno saturato i pori disponibili. Da qui si generano i distacchi superficiali».

Come è nata la CNT e come interviene?

«Negli anni Settanta il problema sembrava senza soluzione, invece poi si è capito che la muratura, che sia di cemento, pietra o mattone, contiene silice dotata di una carica negativa che attrae l’acqua dal basso – cioè dal terreno con cui la muratura è a contatto – verso l’alto. A sua volta l’acqua evapora depositando sali, e viene rimpiazzata da altra acqua che risale in modo continuo e inarrestabile, ed è proprio per questo che, prima della nascita della CNT, il problema non era mai stato risolto. La  tecnologia CNT risulta incorporata in un piccolo apparecchio da installare all’interno dell’edificio. Questo dispositivo, alimentato a corrente, agisce neutralizzando la carica dell’acqua lungo tutte le superfici di murature e strutture a contatto con il terreno. La risalita viene così interrotta alla radice, l’acqua evapora ma non viene più alimentata dal basso e pian piano il muro si asciuga. C’è poi la fase, importante, di ripristino delle murature danneggiate con l’applicazione di intonaci traspiranti e, laddove utile, con l’installazione di sistemi di VMC per facilitare lo smaltimento all’esterno dell’aria umida tramite un corretto e costante ricambio dell’aria interna».

Come si deve intervenire in presenza di un fenomeno di umidità di risalita capillare?

«È importante che l’intervento di risanamento sia progettato. Bisogna partire da una base analitica, chiamata fase della diagnosi, nella quale si conosce il manufatto, le caratteristiche, le materie, il contesto. Di qui, inizia la progettazione e la modellazione dell’intervento, la realizzazione, la verifica in corso d’opera e il collaudo. La fase di diagnostica può essere svolta attraverso indagini invasive e non invasive (termografiche)».

Esiste una normativa di riferimento?

«No purtroppo. Nel nostro Paese così come in tutta Europa, per quanto riguarda l’umidità non esiste normativa né nella fase della diagnosi, così come non si prevede niente nella certificazione degli interventi. In assenza di un assetto normativo cogente, il risultato è un proliferare di tecniche e soluzioni non suffragate da alcun supporto scientifico teorico o sperimentale/prestazionale che propongono l’adozione di sistemi non verificati. Al contrario di ciò che avviene con la CNT che si basa su evidenze scientifiche e verificate da atenei diversi».

Il premio ricevuto, però, conforta la scienza e vi fa capire di essere sulla strada giusta…

«Sì. Noi continuiamo a scommettere sulla serietà. Per questo, anche se le dimostrazioni che ci servivano le abbiamo già in mano, continuiamo a fare verifiche sul campo costanti. Non solo a beneficio dei nostri clienti, ma anche di ulteriori sviluppi del lavoro del gruppo di ricerca che continua a lavorare. Inoltre, stiamo investendo anche nel contenuto. Non marketing fine a sé stesso, ma approfondimento costante e racconto della realtà dei fatti. Siamo presenti nelle principali fiere d’Italia, lavoriamo al fianco delle Soprintendenze per mettere in sicurezza i beni storici, cerchiamo di spingere perché le certificazioni di qualità degli edifici riconoscano la CNT come unico vero metodo risolutivo. Infine, i nostri portali di informazione e, in particolare, quello del sito CNT-APPs con il prezioso strumento del CNT’Informa per raccontare ciò che tutti i giorni verifichiamo».