L’Università del Salento è impegnata da anni nella ricerca di soluzioni al fenomeno dell’umidità di risalita, molto diffuso soprattutto nel centro storico di Lecce. Le caratteristiche della tipica pietra leccese e la presenza di un fiume sotterraneo, che scorre quasi in superficie, espongono chiese e abitazioni al degrado da umidità, a cui si aggiunge una problematica che coinvolge direttamente il territorio, ovvero la risalita del gas radon. Il prof. Paolo Maria Congedo, associato di Fisica Tecnica Ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, responsabile del Laboratorio di Ingegneria Bioclimatica e Membro del Progetto di ricerca interuniversitario CNT-APPs, partecipa da vari anni al Progetto con l’obiettivo di monitorare e verificare metodi di risanamento combinati, che prevedono l’applicazione della Tecnologia a Neutralizzazione di Carica CNT® in alcuni edifici storici della città. Oltre a trovare soluzione al problema, il gruppo di ricerca intende definire delle procedure che permettano di certificare l’efficacia del metodo applicato.

Quali benefici ottiene un edificio risanato dal problema dell’umidità di risalita?

«Il controllo dell’umidità di risalita porta tantissimi vantaggi. Il primo è quello di evitare il degrado dei materiali esposti, come quelli legnosi o gli intonaci. La presenza del fenomeno influisce, inoltre, sulla conducibilità termica dei materiali. Tendenzialmente quelli che assorbono l’umidità hanno una conducibilità più alta; su una superficie avremo una variazione di temperatura che si modifica in funzione della quantità d’acqua presente».

Ci sono anche risvolti energetici?

«Il controllo dell’umidità è direttamente legato ai consumi energetici; un muro umido ha una trasmittanza tendenzialmente più alta di un muro asciutto, di conseguenza anche le dispersioni verso l’esterno aumentano».

Quali sono invece gli effetti sulla salubrità degli edifici?

«Il calore e l’umidità incidono sullo sviluppo di muffe, funghi e batteri, che possono generare problemi di salubrità dell’aria. Quindi è necessario mantenere un’umidità dell’aria intorno al 50%, al fine di evitare queste formazioni. Infine, uno dei grandi problemi del Salento è la presenza del radon che risale unitamente all’umidità, superando in alcuni casi i minimi di tolleranza. Intervenire sulla risalita implica quindi anche un risanamento da questo punto di vista».

Come siete venuti a conoscenza del metodo CNT®?

«Partecipando al Salone del Restauro di Ferrara nel 2011. Da lì è iniziata una collaborazione dove ci sono stati forniti vari dispositivi CNT che abbiamo installato nel Duomo di Lecce, nella sede universitaria del Buon Pastore e nella Chiesa di San Matteo. Nel corso degli anni abbiamo monitorato, attraverso rilievi termografici, i miglioramenti indotti in termini di riduzione del contenuto umido delle murature, verificando l’effettiva efficacia del metodo. Abbiamo potuto apprezzare dei benefici tangibili perché ad oggi lo stato delle pareti è decisamente migliorato grazie alla tecnologia CNT e agli interventi di recupero».

 Quali insegnamenti avete tratto in questi anni di studio?

«Innanzitutto la dinamica con cui si sviluppa l’umidità di risalita, che essendo un fenomeno naturale che si manifesta lentamente, va risolto altrettanto lentamente e con la dovuta progressività, come appunto avviene quando si applica il metodo CNT. Inoltre, la ventilazione degli ambienti ai fini del contenimento degli effetti è sicuramente uno degli interventi da compiere. In ogni caso gli interventi di miglioramento devono essere sempre congiunti, con il giusto mix tra tecnologia CNT, per eliminare e prevenire la causa di innesco dell’umidità di risalita, e idonee tecniche di risanamento, per rimuovere i danni provocati dalla pregressa umidità».

Quali sono i prossimi obiettivi del gruppo di ricerca?

«Come ricercatore mi pongo sempre l’obiettivo della certificazione delle tecnologie, perché è necessario certificarne l’efficacia secondo procedure riconosciute. Quello che stiamo cercando di mettere in evidenza come gruppo di ricerca è la necessità di trovare una procedura riconosciuta da tutte le università, che renda misurabile il fenomeno su modelli sperimentali replicabili e che consenta di definire delle misure oggettive».

Ing. Prof. Paolo Maria Congedo, ricercatore di Fisica Tecnica Ambientale presso l'Università del Salento. Responsabile del Laboratorio di Ingegneria Bioclimatica.

 

Ing. Prof. Paolo Maria Congedo,

ricercatore di Fisica Tecnica Ambientale presso l’Università del Salento.

Responsabile del Laboratorio di Ingegneria Bioclimatica.