Intervista al professor Roberto Castelluccio, Membro del CNT-APPs e coordinatore del progetto In-Formazione, promosso dal Ministero della Cultura.

La convergenza dei saperi è la chiave per valorizzare il patrimonio culturale italiano

Favorire lo scambio di competenze tra i tutti i soggetti che operano nel settore del recupero e della valorizzazione del patrimonio culturale costruito. È questo l’obiettivo di IN-Formazione, un progetto proposto dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali – DGERIC del Ministero della Cultura, dal Dipartimento di Ingegneria Civile Edile Ambientale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dal Centro Universitario Europeo Beni Culturali di Ravello.

Il progetto prevede la realizzazione di eventi itineranti con cadenza semestrale, mirati alla definizione di linee guida metodologiche – risultato dello scambio di competenze e best practice tra gli stakeholder – che, usufruendo dei fondi del PNRR, ne valorizzino il patrimonio culturale italiano, attraverso interventi di recupero rapidi, mirati e di qualità.

Ruolo cruciale in questo percorso, che punta a creare sinergia tra tutti gli operatori della filiera, è svolto dal CNT- APPs, il Partenariato Accademico, composto da esponenti di numerose università italiane, che esplora le applicazioni della Tecnologia a Neutralizzazione di Carica (CNT) per l’eliminazione dell’umidità da risalita nelle murature e la salvaguardia del patrimonio costruito.

Il primo degli appuntamenti di IN-Formazione, già realizzato il 5 e il 6 giugno nella splendida Villa Rufolo a Ravello, ha visto la partecipazione di tutti gli attori coinvolti nel progetto, tra cui il prof. Roberto Castelluccio docente dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, membro del CNT-APPs e coordinatore del progetto.

Com’è nato il progetto IN-Formazione e qual è stato il suo contributo?

«Questo progetto parte dalla considerazione del patrimonio culturale italiano quale elemento su cui investire, pertanto è necessario mettere a sistema questo patrimonio – soprattutto nel Mezzogiorno – avviando una valorizzazione finalizzata alla fruizione. Esempio calzante è l’esperienza del Parco Archeologico di Pompei, dove un importante finanziamento durato diversi anni ha reso possibile l’attuazione di una serie di azioni di tutela finalizzate, appunto, alla fruizione.

Partendo da questa riflessione ho proposto l’iniziativa al Ministero della Cultura, che con la collaborazione del dott. Alfonso Andria del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali è stata presentata e accolta dal Direttore della DGERIC, in quel periodo (giugno del 2022) rappresentato dal dott. Mario Turetta. A lui va il merito di aver coniato il termine In-Formazione, che unisce il dinamismo dell’informazione alla necessità della formazione e quindi della consapevolezza. Il progetto è stato quindi successivamente sviluppato di concerto con l’Arch. Maria Adelaide Ricciardi e lo staff della DGERIC».

In quale contesto si sviluppa il progetto e a quali obiettivi punta?

«Viviamo nel cosiddetto tempo della transizione, dettato da esigenze di carattere ambientale, climatiche, culturali e sociali. Transizione caratterizzata dalla velocità, che è accentuata da un tema molto contingente, ovvero l’uso dei fondi del PNRR, fondamentali per finanziare importanti interventi di recupero e valorizzazione, ma secondo tempi di realizzazione molto limitati.

Questo espone il nostro patrimonio culturale a un grosso rischio, quello di subire interventi poco coordinati e di bassa qualità. L’obiettivo, quindi, è di creare dei percorsi di convergenza delle conoscenze e quindi di coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, che permettano di godere dei finanziamenti in tempi molto brevi, garantendo la qualità del lavoro».

Quali sono le competenze coinvolte in grado di sviluppare dinamiche veloci e ottimali di intervento?

«In primis il Ministero della Cultura, ente gestore che, attraverso le soprintendenze e le varie articolazioni, si occupa della tutela del patrimonio. Il secondo, non per ordine di importanza, è il mondo accademico, che grazie alle attività di ricerca, coadiuvate dall’utilizzo di tecnologie innovative, riesce a valutare l’adeguatezza di materiali e tecniche impiegate. Poi ci sono i professionisti, rappresentati dai consigli degli ordini, le imprese di costruzione con il mondo ANCE e infine le aziende, che producono materiali, sistemi e tecnologie, indispensabili per la valorizzazione e il recupero del patrimonio».

Quali sono stati i primi riscontri dopo l’evento di Ravello e quali sono gli obiettivi futuri?

«I riscontri sono stati molto soddisfacenti e, a tratti, anche emozionanti. C’è stata grande attenzione, interventi di altissimo livello e una convergenza verso un’esigenza che è comune a tutti, dalle sovrintendenze, ai professionisti, alle imprese, oltre che una grande partecipazione da parte di tutte le direzioni generali.

Sulla base dell’evidente successo, si è deciso di confermare i prossimi appuntamenti, rendendo, quindi, stabile questo incontro e attivando parallelamente una serie di connessioni tra i soggetti che hanno partecipato, che proprio nel confronto hanno trovato una potenziale soluzione al proprio problema.

Credo, quindi, che l’obiettivo sia di stabilizzare questo momento di informazione con un paio di appuntamenti all’anno e puntare su una maggiore partecipazione dei professionisti e delle imprese».

Che ruolo occupa il CNT-APPs all’interno del progetto IN-Formazione?

«Il CNT-APPs rappresenta l’origine di questo progetto, tant’è che il comitato scientifico di IN-Formazione coinvolge tutti i membri del CNT-APPs, oltre che altri esperti e professionisti. Questa attività è nata proprio dal confronto continuo con i colleghi, che hanno poi designato me come coordinatore e sposato il progetto che punta alla valorizzazione dei beni culturali.

Il CNT-APPs quindi assume un valore molto più ampio rispetto allo scopo iniziale, che continuiamo comunque a portare avanti, ovvero lo studio e gli effetti della Tecnologia CNT per il contrasto al fenomeno dell’umidità di risalita capillare, condizione fondamentale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale.

Un ruolo fondamentale in questo percorso è svolto dalla dott.ssa Maria Luisa Zerilli, Facility Manager CNT- APPs Research Projects, che ha fatto da collante, offrendo un importante supporto sia in fase iniziale, sia organizzativa».

 

ROBERTO CASTELLUCCIO

Professore Associato presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” – Dipartimento di Ingegneria Civile Edile ed Ambientale, nel settore scientifico disciplinare ICAR 10 Architettura Tecnica. Dal 2016 al 2021 è stato Componente del Comitato Scientifico della Soprintendenza Pompei, su nomina del Ministro dei Beni Culturali. Dal 2020 al 2022 è stato Componente del Comitato Tecnico Scientifico nello studio del Bradisismo del Comune di Pozzuoli, su nomina del Sindaco di Pozzuoli. Dal 2014 è Consulente Tecnico – Scientifico e sviluppa Attività di Terza Missione per la programmazione, progettazione, sviluppo e realizzazione di strumenti di gestione del rischio e realizzazione di opere pubbliche e private.